Sospesi tra cielo e terra
Eco-sostenibili, non invasive, quasi mimetiche, le tree houses sono l’ultima frontiera del turismo green. Rifugi lontani dalle città, “nidi” privati immersi nel verde e nel silenzio, per recuperare il rapporto istintivo e profondo con la natura.
Chi non ha mai sognato da bambino di andare a vivere in una casa sull’albero e osservare il mondo da lassù, come il famoso barone rampante di Italo Calvino? Chi lo sogna ancora sarà felice di sapere che una delle tendenze più diffuse della bioarchitettura degli ultimi anni è proprio quella di costruire strutture abitative sugli alberi, piccoli eremi sospesi tra cielo e terra dalle funzioni più variegate: case-rifugio, hotel poco convenzionali, ristoranti, piattaforme di osservazione, luoghi di meditazione, sogno e gioco, da poter affittare per vivere un’esperienza a contatto con la natura, indimenticabile, unica, quasi catartica. È infatti proprio dal crescente desiderio di recuperare quel rapporto istintivo e profondo con l’ambiente, in una dimensione di full immersion e di rispetto per Madre Natura, che nascono questi bellissimi progetti di architettura e design, molto diffusi in Nord Europa e Nord America ma da qualche anno anche in Italia. Progetti che richiedono però competenze specifiche, sia nelle modalità di costruzione che nella scelta dei materiali. Nel pieno rispetto dell’ambiente la struttura si deve armonizzare con ciò che la circonda, entrando in punta di piedi in un santuario silenzioso e diventando parte di esso. Deve essere solida ma seguire al contempo i movimenti dell’albero, senza “ferirlo”, ed è per evitare questo che - nei limiti del possibile - si cerca di non usare né viti, né bulloni, né ancoraggi. Una simbiosi perfetta che ben si esprime nella scelta delle forme: a bozzolo, a pigna, a sfera, oppure con geometrie decise ma non invasive che permettono alla struttura di inserirsi nell’habitat in maniera discreta e silenziosa. Scelte eco-sostenibili anche nell’utilizzo dei materiali, a partire dal legno usato come rivestimento esterno (e spesso anche interno) o da superfici specchianti su tutti i lati della struttura per fare in modo che si mimetizzi completamente con l’ambiente che la ospita: qui il connubio architettura-natura è totale. Senza tralasciare un elemento fondamentale, la finestra: non c’è casa sull’albero che non abbia ampie vetrate affacciate sul verde che permettono a luce, aria e natura di entrare direttamente regalando all’abitazione quel senso di infinito, di libertà e di fusione completa con l’esterno oggi tanto desiderato.
Minimalismo, eleganza, comfort e design. Le case sull’albero sono piccoli capolavori non solo di estetica e sostenibilità ambientale ma anche di estrema funzionalità.
La natura fuori, la natura dentro. Il rapporto tra indoor e outdoor è il perno centrale di questi progetti abitativi: la volontà comune degli studi di progettazione non è semplicemente quella di integrare il più possibile l’architettura nel paesaggio, ma di fondere l’una con l’altro nello stesso mondo di appartenenza. Spesso la natura entra nelle strutture non solo visivamente, grazie alle grandi vetrate, ma anche fisicamente: suggestivi sono i progetti in cui, ad esempio, un albero viene inglobato all’interno di una terrazza o di un soggiorno quasi fosse parte dell’arredo. Frequenti anche le soluzioni in cui la finestra viene posizionata sopra la struttura a mo’ di lucernario, per permettere di ampliare l’esperienza con la natura anche dall’interno senza mai perdere il contatto visivo con l’esterno trasformando quest’ultimo nello sfondo di ogni ambiente nonché in punto privilegiato per osservare il cielo sopra di noi. Le tree houses sono piccoli capolavori non solo di estetica e sostenibilità ambientale ma anche di estrema funzionalità: per quanto costruite intorno al concetto di essenzialità, gli interiors di questi speciali “nidi” sono spesso un inno al design, pur sempre minimal come vuole il trend contemporaneo, e all’eleganza formale (anche quando la struttura vuol essere “rustica”), dotati di ogni comfort – anche tecnologico - per soddisfare le richieste dei viaggiatori più esigenti. Perché se è vero che nel caos della società contemporanea si avverte sempre più il desiderio di trascorrere il tempo dedicato alle vacanze in luoghi lontani dalla città e dal cemento, è pur vero che la rinuncia totale alle comodità non sempre è una condizione necessaria. Certo, il Sacro Graal rimane la ricerca di un’emozione, la condivisione di esperienze, la voglia di tornare a casa con qualcosa di unico da ricordare e raccontare. È il turismo “emozionale” (o esperienziale), quel bisogno del viaggiatore di ricostruire un legame con la natura, con le origini del luogo, ed una delle nuove frontiere della vacanza alternativa che trova nelle tree houses il suo match perfetto. Punti di osservazione privilegiati sulla natura e sul mondo, “nidi” intimi, nascosti tra i rami, in alto, quasi a toccare il cielo. Perché, come diceva appunto il barone rampante di Calvino, “chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria”.