La finestra sul cortile - Frammenti di esistenza
Guardare, osservare, spiare e vivere le vite degli altri. Il magistrale thriller di Alfred Hitchcok è una lectio magistralis sull’ossessione del vedere e la potenza dello sguardo. Attraverso un elemento fondamentale: la finestra, occhio privilegiato sul mondo “al di fuori”.
I personaggi osservati, sorpresi nell’intimità della loro vita quotidiana, entrano ed escono dalle cornici delle finestre-schermo, dalle inquadrature, e appaiono proprio come frames di un film proiettato sulle pareti di cemento dei palazzi di fronte all’appartamento del protagonista.
Una sola settimana: questo è il tempo che resta ancora da trascorrere al fotoreporter L.B. Jefferies (l’affascinante James Stewart) relegato in casa con un’ingessatura alla gamba sinistra prima di poter tornare ai suoi reportage d’assalto. Una settimana di una calda estate durante la quale, oltre alle cure dell’infermiera Stella (Thelma Ritter) e alle attenzioni della compagna Lisa (una meravigliosa Grace Kelly), Jefferies passa il tempo affacciato alla finestra del suo appartamento a scrutare, servendosi di un binocolo e della propria macchina fotografica con teleobiettivo, le routine dei vicini di casa. Fra questi, una coppia di sposi novelli, una giovane e graziosa ballerina, un pianista tormentato dal fallimento, una coppia di coniugi con cane che dormono all’aperto, una donna affranta dalla solitudine e, soprattutto, un tranquillo uomo di mezza età che si prende cura della moglie malata. Quando quest’ultima improvvisamente scompare, Jeff comincia a spiare sempre più ossessivamente i comportamenti dell’uomo, convinto che in quell’appartamento sia avvenuto un omicidio. In uno dei suoi più apprezzati capolavori cinematografici, “La finestra sul cortile” (1954), Alfred Hitchcock ci regala una lezione magistrale sul cinema (non a caso il grande François Truffaut lo definì “un film sul cinema”) e ci presenta in tutta la sua completezza l’universo filmico e i vari personaggi che catalizzeranno la nostra attenzione e quella del protagonista, dimostrando come il cinema, finestra voyeuristica per eccellenza, sia la più perfetta realizzazione dei desideri legati all’atto del vedere. Molto spesso infatti lo schermo cinematografico è stato ed è tuttora considerato una vera e propria finestra sull’esterno (o sull’interno, a seconda dei punti di vista): la forma geometrica a cui rimanda è proprio la stessa e attraverso di essa ci si può intrufolare in storie e vite sconosciute, osservarle, viverle. I personaggi osservati da Jeff, infatti, sorpresi nell’intimità della loro vita quotidiana, entrano ed escono dalle cornici delle finestre-schermo, dalle inquadrature, e appaiono proprio come frames di un film proiettato sulle pareti di cemento dei palazzi di fronte all’appartamento del protagonista.
Ogni inquadratura che ci mostra lo spazio al di fuori della finestra è filtrata dallo sguardo di Jefferies. Questa del resto è la formula che ha contribuito a rendere la pellicola hitchcockiana uno dei più grandi classici di sempre: indurre lo spettatore ad un coinvolgimento emotivo in cui il senso di colpa si amalgama all’eccitazione per il proibito e il pericolo. Fino al punto in cui, come accade a Jefferies, anche per noi diventa impossibile distogliere lo sguardo...
Spostando la macchina da presa di finestra in finestra, Hitchcock riesce qui a mostrarci il punto di origine dello sguardo che ci accompagnerà durante tutto il film, l’appartamento di Jefferies, e ci “porta” all’interno della sua stanza così come all’interno di tutte le altre stanze. Lo spettatore diventa così un voyeur, in quanto la sua relazione con lo schermo corrisponde a quella che si instaura tra “chi spia” guardare e ad osservare, sul suo voyeurismo innato. Tutto è così filtrato attraverso lo sguardo di Jeff, nel quale lo spettatore finisce per identificarsi. Basti pensare alla sequenza in cui l’assassino si accorge di essere stato scoperto: egli guarda direttamente nella macchina da presa e vedendo Jeff vede ognuno dei tanti spettatori che si sono fino a quel momento identificati con il protagonista. Il film è articolato intorno a due linee narrative distinte: da un lato abbiamo la storia thriller che ruota intorno allo smascheramento dell’assassino Thorwald, dall’altro lo sviluppo della storia sentimentale tra Jeff e Lisa che riesce a conquistare il cuore del reporter soltanto nel momento in cui oltrepassa il cortile ed entra nella casa di Thorwald, comparendo nella sua finestra, esponendosi a una situazione di pericolo e allo sguardo voyeuristico di Jeff. È così che Lisa diventa immediatamente l’oggetto del desiderio di Jeff.All’uscita del film, per rispondere alle numerose critiche sollevate riguardo al comportamento da voyeur di Jeff, lo stesso Hitchcock dichiarò:“Diciamolo, Jeff era un voyeur... ma non siamo tutti dei voyeur? Scommettiamo che nove persone su dieci, se vedono dall’altra parte del cortile una donna che si spoglia prima di andare a letto o semplicemente un uomo che mette in ordine la sua stanza, non riescono a trattenersi dal guardare?”.
Il regista:
Sir Alfred Joseph Hitchcock (Londra, 13 agosto 1899 - Los Angeles, 29 aprile 1980) è stato un regista britannico naturalizzato statunitense. È considerato una delle personalità più importanti della storia del cinema.
I suoi capolavori:
Il club dei 39 (1935)
Rebecca la prima moglie (1940)
Notorius (1946)
Io confesso (1953)
La finestra sul cortile (1954)
La donna che visse due volte (1958)
Psyco (1960)
Gli uccelli (1963)
Tanti altri suoi film s’imposero anche per la loro bellezza formale, il più delle volte raggiunta attraverso una costante sperimentazione tecnica.
La scheda:
La finestra sul cortile
Titolo originale: Rear Window
Genere: thriller
Anno: 1954
Nazionalità: Usa
Cast: James Stewart, Grace Kelly, Wendell Corey, Thelma Ritter, Raymond Burr, Judith Evelyn
Regia: Alfred Hitchcock
Durata: 112’
Produzione: Paramount
Pictures; Patron Inc.